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La scuola prepara il nostro futuro, siamo seri! | Distranoi a Umberto Galimberti

In riferimento all’articolo pubblicato su Orizzonte Scuola dell’8 Ottobre 2023 che riferisce di un intervento di Galimberti a Modena

[…] Torniamo alla primaria, alla scuola delle bambine e dei bambini, che un tempo era chiamata scuola elementare. “La scuola elementare è stata psichiatrizzata – tuona Galimberti – Sono tutti Dsa, sono tutti dislessici. Ma stiamo scherzando? La colpa è dei genitori: basta una diagnosi e si semplifica tutto. All’epoca mia non c’erano tutti questi disgrafici e dislessici e non perché si fosse meno attenti. E guardate che non faccio riferimento all’epoca mia come se fosse un’epoca d’oro. Se vedete il mio naso è stato distrutto, spaccato dalla mia insegnante che aveva un anello che le aveva regalato il marito. Mi ha dato uno sberlone con cui mi ha rotto il naso. Hanno chiamato mia mamma la quale come mi ha visto mi ha dato due sberle, perché questa è la vera collaborazione tra scuola e famiglia […]

DISTRANOI aps, che si occupa di diritto allo studio, di alunni, di relazioni scuola-famiglia e di benessere sociale, declinato attraverso l’ascolto dei bisogni espressi dagli attori del processo formativo ed educativo, non fa mancare la sua risposta:
Non possiamo non sentire il pericolo nelle parole di Galimberti che parla di DSA senza aver  dato una occhiata ai dati nazionali pubblicati dal MIM, e che orgogliosamente racconta dell’imbarazzante risposta data ad un genitore che gli chiedeva notizie sull’andamento scolastico del figlio 17enne.

“Sono tutti dislessici” dice il filosofo “basta una diagnosi e si semplifica tutto”. Parole pericolose perché alimentano l’instaurarsi di fazioni che combattono le une contro le altre in una realtà, quella scolastica, che come egli stesso invoca, dovrebbe essere quella dedicata all’educazione e all’attenzione all’altro. Che controsenso!

In merito agli alunni con DSA, il dato nazionale riferito alla rilevazione del numero di diagnosi, parla di 5,4 % sul totale degli alunni.
Immaginiamo di avere 100 alunni e di dividerli in due gruppi

Alunni con DSA 5,4

IIIIIi

Alunni senza DSA 94,6

IIIIIIIIIII IIIIIIIIIII IIIIIIIIIII IIIIIIIIIII IIIIIIIIIII IIIIIIIIIII IIIIIIIIIII IIIIIIIIIII IIIIIIIIIII IIIIi

Con un semplice intervento, uno di quelli che il Sig. Galimberti demonizza come semplificazione, un intervento di visualizzazione di un concetto per chi abbia come canale di apprendimento privilegiato quello visivo, risulta immediatamente evidente che sostenere che “sono tutti DSA” sia una esagerazione talmente grossolana da far pensare che la stessa sia funzionale all’ottenimento di consensi facili da parte di chi, ancora in numero inaccettabile, non conosce questo argomento.

Tecniche di neuro-imaging funzionali hanno dimostrato ampiamente la differenza funzionale tra un neurotipico ed una persona con DSA.

Chi ha una diagnosi di DSA ha una neurodiversità fisiologica che rende necessario utilizzare strumenti compensativi e dispensativi per affrontare lo studio alle stesse condizioni dei compagni. Sarebbe interessante conoscere da Galimberti dove sia lo scandalo o lo scherzo.

Parole pericolose e apparentemente pronunciate con lo stesso intento di raccogliere “likes” virtuali e reali, quelle relative al genitore che come risposta ad una richiesta di conoscere l’andamento del figlio a scuola ha ottenuto un “se non lo sa lei che conosce suo figlio da 17 anni…” ed un compiacente commento autocelebrativo “non è più venuto, il genitore”.

Pare ben strano che Galimberti non conosca l’influenza del gruppo sul singolo individuo, pare ben strano che non conosca le decennali proteste degli insegnanti davanti a genitori che non credono alle gesta dei figli nell’ambiente scolastico. Il gruppo è una realtà diversa dall’unione di singoli individui e per le finalità educative che l’ex docente promuove, il genitore ha necessità di qualcuno che gli racconti come agisce, cosa dice il figlio quando si trova a vivere fuori dell’ambiente domestico.

I genitori a scuola ci devono stare, eccome, perché sono il terzo elemento della triade che lavora per il successo formativo: ragazzo, scuola e famiglia. Se uno dei tre viene escluso sarà l’insuccesso del progetto educativo.

Se uno dei tre viene escluso il ragazzo ne verrà spezzato.

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